lunedì 10 ottobre 2011

L' importanza del gioco nei bambini.

Secondo lo studioso ginevrino, J. Piaget, il gioco, non solo permetterebbe al bambino di esprimere i vissuti del suo mondo interno, che non saprebbe, nè potrebbe diversamente esprimere verbalmente, ma anche e soprattutto di sviluppare le facoltà cognitive del bambino. Inoltre, attraverso il gioco, il bambino mette in evidenza la sua esigenza di comunicare e di socializzare, dapprima con gli adulti, poi con i pari.
Piaget, attraverso i suoi rigorosi studi osservativi, ha individuato diversi stadi di sviluppo del gioco:

  1. Nella prima fase dello sviluppo intellettivo, quella senso-motoria (0 - 2 anni), i bambini fanno giochi di tipo psico-sensoriale. Gli oggetti per i quali essi provano interesse e curiosità sono quelli che presentano forme irregolari e colori molto vivaci. Nel periodo senso-motorio, il bambino prova piacere ad ascoltare sia rumori sia suoni. Gioca a “gettar per terra” ogni cosa che riesce ad afferrare; in tal modo, può ascoltare lo stesso rumore o suono da lui provocati. Ama esplorare gli oggetti e, per farlo, li afferra, li porta alla bocca e spesso li rompe. Il bambino, quando è soddisfatto dell’esplorazione, operata su un oggetto, lo getta via; ha bisogno di scoprire cose nuove da sperimentare. Spesso nell’ ascoltare i suoni, prodotti dagli oggetti nel cadere, egli li riproduce con la sua voce ed incomincia ad apprendere, così, le prime vocali, le prime sillabe e le prime parole. Alla fase senso-motoria dello sviluppo intellettivo deve corrispondere, secondo Piaget, il gioco di esercizio.
  2. Successivamente i giochi, nella fase pre-operatoria, diventano percettivo-motori e simbolici. Il bambino ormai incomincia a correre e a saltare; realizza con sabbia, con creta o con cera, varie costruzioni; coordina i movimenti e, quindi, trova pienamente equilibrio ed agilità nelle sue attività motorie. Alla fase pre-operatoria, corrisponde il gioco simbolico. Nella fase del gioco simbolico o rappresentativo all’attività psico-motoria subentra e domina quella pre-operativa. In tale periodo, infatti, diventano predominanti, la fantasia ed i giochi d’immaginazione. Questi, da un lato, implicano le attività senso-motorie, già tipiche del precedente periodo e, dall’altro, le fanno superare, perché ogni forma di fantasia e d’immaginazione è la premessa sia per la costruzione delle rappresentazioni mentali sia per la formazione delle idee.
    Il gioco simbolico, poi, libera il bambino dai bisogni e dai desideri profondi dell’inconscio; gli fa acquisire, sia facendo sviluppare correttamente ogni sua forma di creatività e di fantasia sia riscattando il suo stato di dipendenza dalla madre, le capacità operative necessarie, affinché possa diventare attivo ed autonomo. Il gioco simbolico, ha spesso un carattere magico ed animistico.
    Il bambino inventa una realtà fantastica, per poterla dominare secondo i suoi desideri: una scatola diventa un treno, tre o quattro mattoni diventano una casa, una scopa diventa un cavallo o un aereo e così via.
    Intorno al quarto anno, il bambino diventa capace di fare giochi di costruzione e si rende conto che è interessante incominciare a giocare prima con un compagno e successivamente in gruppo.
    Egli percepisce, così, con gradualità che, per giocare con gli altri, deve rispettare delle regole. 

  3. Il bambino è ora pronto a passare dalla fase dell’intelligenza pre-operatoria a quella delle operazioni concrete; questa è caratterizzata dall’inizio della scolarità e segna sicuramente una svolta nello sviluppo infantile. L’essere umano, entrato, dunque, nell’età evolutiva della fanciullezza, prende coscienza di una realtà diversa. Si rende conto che, sulla scena del mondo, non esiste soltanto lui come protagonista; anche gli altri giocano un ruolo fondamentale. I giochi acquistano, pertanto, una funzione sociale ed anche alcune regole vengono prese consapevolmente in considerazione e rispettate. Il bambino è ormai pronto per svolgere ruoli sociali e per intraprendere giochi di gruppo o collettivi. Alla fase delle operazioni concrete e formali  corrisponde quindi il gioco di regole. Queste ultime, però, devono essere interiorizzate gradualmente. Non bisogna, pertanto, accelerare, durante l’infanzia, l’acquisizione di comportamenti autonomi.Il gioco delle regole è una conquista; è un processo che, pur lungo e graduale, diventa, tuttavia, il presupposto per il corretto svolgimento di ogni attività ludica di carattere sociale. Esso è, poi, importante non solo per una crescita equilibrata, ma anche per una corretta maturazione sociale.

Nell’infanzia, dunque, il gioco è, nelle sue varie forme, un’attività vitale.
Per tale motivo è necessario che i giochi, ai quali i bambini si dedicano, siano alternativamente diversi. Senza nulla togliere alla spontaneità, il bambino, affinché diventi maturo e si sviluppi adeguatamente, deve spesso utilizzare anche materiali ludici didatticamente già predisposti.




  

Nessun commento:

Posta un commento