domenica 6 novembre 2011

Parliamo di... DSA

Lo scorso 27 ottobre, si è svolto a Biella il Convegno "La scuola e le linee guida della legge 170/2010 sui DSA", tenuto dal Prof. Giacomo Stella, noto esperto di Disturbi dell' apprendimento, nonchè professore di Psicologia Clinica presso l' Università di Modena e Reggio Emilia.

Il Convegno, rivolto agli insegnanti e ai dirigenti delle scuole di ogni ordine e grado, ha visto una numerosa affluenza. Da quest' anno infatti è in vigore la nuova legge sui DSA (http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/dislessia/legge.pdf)  in cui è prevista l' attuazione di Piani Didattici Personalizzati per gli alunni con diagnosi di DSA, oltre a prevedere l' utilizzo di misure dispensative e compensative, da usare perentoriamente con tali alunni.

Il professor Stella spiega che il disturbo della lettura non deriva da una scarsa esposizione alla stessa, ma da un disturbo specifico, che è anche a base neurobiologica. Infatti il 95% dei bambini, al termine della prima classe della scuola primaria, legge correttamente le parole che vengono presentate, perciò non si spiega come, alcuni bambini, al termine della scuola primaria non sia in grado di leggere correttamente. Inoltre le lettere ad alta frequenza, come "m", "n", "p", "a", ecc. sono sotto gli occhi dei bambini un numero elevato di volte durante la giornata scolastica, eppure i bambini che hanno un disturbo dell' apprendimento, faticano a distinguere una "p" da una "q" o una "m" da una "n".
Inoltre tutto ciò è supportato anche dal fatto che, nella nostra lingua, l' ortografia sia regolare e ciò ci fa anche attestare ai primi posti delle classifiche europee per capacità di lettura.
La lettura quindi è un riflesso automatico, talmente automatico che è molto più rapido della decodifica iconografica: infatti si è visto che se posti di fronte ad una parola (ad es. LEONE) e ad un' immagine ( ad es.  ) il riconoscimento più rapido è quello relativo alla parola scritta. Il bambino comincia ad avere un' accesso così rapido al simbolo scritto a partire dalla seconda classe della scuola primaria.
I dislessici, adulti ma anche bambini, cercano di aggirare l' ostacolo: quando si trovano di fronte a parole incerte cercano di "aggiustare" la parola (secondo un meccanismo simile a quello che i telefonini usano con la tecnologia del t9), cercando di capire quale possa essere quella giusta. Proprio per questo motivo la lettura di un dislessico, al termine di un brano risulta essere ancor più ostentata, il bambino si stanca molto e la sua concentrazione diventa estremamente labile.
A seguito di tali riflessioni dobbiamo ora porci di fronte al problema di come fare quando in classe ci sono bambini che non hanno sviluppato questo automatismo e che magari in quinta, nonostante il lavoro svolto in maniera tripla rispetto ai compagni, non sono ancora in grado di leggere fluentemente.
La soluzione sta sicuramente negli aiuti che ci vengono dalle misure dispensative e compensative... Senza contare che le misure dispensative non hanno nemmeno un costo concreto per le scuole e quindi non è giustificata una mancata applicazione di tali misure ove necessario.
Allora ecco in breve in cosa consistono le misure dispensative:
-esercizi più corti, 
-evitare la lettura a voce alta,
- ridurre i compiti a casa, 
-evitare l'apprendimento mnemonico, 
-prevalenza del voto orale su quello scritto,
-evitare la copiatura dalla lavagna (copiare è difficile se non si sa leggere, e anche la copiatura lettera per lettera può dar adito a difficoltà di scrittura!)...
Le misure compensative invece sono strategie o strumenti, informatici e non, che hanno lo scopo di compensare il disturbo supportando i ragazzi in quelli che sono i loro punti di debolezza, dovuti ai DSA. Sono strumento compensativi ad esempio:
- il pc,
-la sintesi vocale, 
-la calcolatrice, 
-la tabella delle formule,
-la tavola pitagorica,
-l'utilizzo di mappe concettuali o mentali e cartine durante le interrogazioni,
-il dizionario digitale, 
-una diversa presentazione delle modalità di verifica, 
-invece che la copiatura, prevedere fotocopie, oppure far studiare sul quadernone di qualche compagno, in modo da sviluppare anche l' integrazione tra pari, ecc. Anche emotivamente, se il bambino percepisce l' intento cooperativo con cui gli si offrono tali strumenti non rimane offeso, perchè capisce che lo sforzo collettivo è per aiutarlo.
L' uso di strumenti compensativi è una forma di abilitazione.
La loro applicazione è prevista dalle note ministeriali in tema di DSA. L'utilizzo di tali strumenti in classe e a casa non elimina il disturbo, ma agevola l'apprendimento e richiede da parte degli insegnanti la conoscenza del disturbo e delle sue manifestazioni. 


La legge 170/2010 mette la scuola al centro della situazione e questo ha fatto sì che tale legge venisse "digerita" male da parte delle istituzioni scolastiche che hanno visto in questa legge un ulteriore aggravio degli impegni burocratici che una scuola deve necessariamente portare avanti. La legge inoltre pone come centrale il ruolo che l' insegnante ha nella prevenzione di tali disagi. E' infatti l' insegnante che, attraverso strumenti più o meno standardizzati, deve rendersi conto delle situazioni problematiche e segnalarle. 
Si raccomanda che entro la metà del primo anno della scuola primaria, gli insegnanti possano rilevare le difficoltà persistenti relative ai disturbi dell' apprendimento, di lettura e scrittura. Questo è fondamentale perchè qualsiasi disabilità prima viene identificata e prima c'è la possibilità che si risolva. Per rilevare adeguatamente i disturbi dell'apprendimento, l' insegnante necessita di uno strumento scientificamente solido (deve avere un' affidabilità pari o superiore all' 85%), ma accessibile. Se si individuano i bambini con difficoltà è allora possibile istituire dei percorsi di potenziamento educativo che ridurranno il numero di bambini rientranti nelle fasce problematiche. 
Per lo screening è necessario dotarsi di strumenti:
- con prove semplici
-che possono essere somministrati anche dai docenti,
-che abbiano una replicabilità solida,
- che siano rapidi da somministrare,
-che siano poco costosi.
Attraverso lo screening possiamo isolare un gruppo di studenti in cui però potrebbero risultare anche dei falsi positivi, ad un esame più attento (ad esempio, nel momento della somministrazione delle prove un bambino ha mal di testa, è poco concentrato e il test va male, ma in realtà non ha un disturbo specifico).
Per tale ragione le LINEE GUIDA predispongono che ogni scuola debba dotarsi di strumenti utili ad identificare casi sospetti. Questi, a loro volta, serviranno all' insegnante per dotarsi di ulteriori strumenti didattici che serviranno a potenziare gli ambiti in cui si sono verificate le maggiori difficoltà.
In seguito alla rilevazione a al potenziamento didattico, se risulteranno ancora alunni con aree deficitarie bisognerà segnalarli ai professionisti (neuropsichiatri, psicologi, logopedisti), che potranno effettuare una valutazione diagnostica accurata e nel caso certificarli. 
Per quanto riguarda invece la RIABILITAZIONE SPECIALISTICA, che viene effettuata da professionisti esterni alla scuola, dobbiamo tener conto che ha tempi e procedure cicliche e definite. I contenuti della riabilitazioni si differenziano dall' attività didattica vera e propria e si basa su strumenti e criteri specifici, che tengono conto anche dell' ipotesi di deficit neurobiologico. Anche la riabilitazione ha comunque dei limiti: un dislessico, seppur potrà beneficiare di notevoli miglioramenti, farà sempre fatica a riconoscere e distinguere lettere simili. 
La PRESA IN CARICO RIEDUCATIVA invece può accompagnare il bambino durante tutto l' arco del suo percorso scolastico e di apprendimento. L' obiettivo è l' autonomia cognitiva. 


L' incontro con il professor Stella, secondo me, ha dato utili spunti di riflessione, anche pratica, e ha lasciato ampi margini di speranza per i bambini con difficoltà, che possono e devono contare sull' aiuto degli strumenti didattici per poter affrontare i compiti difficili. 
Io aggiungo che è per questo che bisogna effettuare diagnosi precise di disturbo dell' apprendimento, in quanto il rischio è quello di fornire strumenti dispensativi e compensativi anche a chi non ha una reale necessità di usarli, facendoli diventare poi la loro "stampella", dietro cui nascondersi. Il difficile è proprio nella diagnosi differenziale, perchè a volte dietro ad un disturbo dell' apprendimento si nasconde un forte disagio emotivo e psicologico, che naturalmente inficia il normale processo di apprendimento. Ma di questo magari parlerò più avanti...





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